ANCHE LE PIANTE SOFFRONO – Project 50 (5/50)

Nel video di oggi parliamo di piante e della loro presunta sofferenza. Buona visione!

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Project 50 è una serie di video in cui affrontiamo tutte le argomentazioni contro la scelta vegan. Se sei già vegan ognuno di questi video sarà uno strumento molto utile per rispondere alle obiezioni comuni che ti vengono fatte tutti i giorni e per approfondire l’antispecismo. Se non sei ancora vegan speriamo che questi video possano esserti d’aiuto a trovare risposta ai tuoi dubbi. Per qualsiasi dubbio o domanda non esitare a contattarci tramite in nostri canali social.
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12 Risposte a “ANCHE LE PIANTE SOFFRONO – Project 50 (5/50)”

  1. Criticate chi vi fa l esempio del coniglio e dell isola, e poi voi fate l esempio del campo di fiori e del cane…
    Top logica e coerenza.
    Comunque la sofferenza fa parte della morte, e la morte fa parte della vita.
    Se un animale segue la sua natura biologica non vi è nulla di male, dato che ogni essere vive a discapito degli altri, ma se rimane nei suoi limiti è solo che naturale.

  2. Bravissimi come sempre. Ed anche molto arguti nell'esempio finale del 'campo fiorito con animale da non investire' (che non c'entra nulla con 'l'isola ed il maiale').
    E' un poco deprimente che dobbiate spendere le vostre energie per rispondere a…'parole' che non hanno assolutamente la dignità di 'argomento' (come "anche le piante soffrono").

    Come bene spiegate nel video, più proseguiamo verso la conoscenza, più scopriamo nuovi problemi. Quindi:
    – I problemi etici relativi al trattamento degli altri animali sono già acclarati; e più avanza la conoscenza più scopriamo nuove istanze biologiche ed etologiche che non possiamo ignorare. (Ad esempio nel 1959 il 'rapporto Brembell', che diede origine alle famose '5 libertà' formalmente rispettate oggi nella zootecnia aveva un senso. Ma le conoscenze odierne rendono del tutto insufficiente un concetto di 'benessere' inteso come 'assenza di dolore').
    La necessità quindi di porsi eticamente di fronte agli altri animali è un punto assodato e fermo.

    – i problemi etici relativi al trattamento delle piante probabilmente subentreranno man mano che approfondiremo le nostre conoscenze. Essi saranno più complessi concettualmente da affrontare; perché la base filogenetica comune tra i due regni è distante; e quindi sarà impegnativo procedere per analogie ed omologie.
    Non vi è alcun dubbio che, man mano che problemi etici verso i vegetali si ponessero, dovrebbero essere affrontati.
    Ma mai toglieranno importanza ai problemi etici verso gli altri animali

    Mi permetto invece una osservazione (non è una critica) sulla ipotetica questione 'utilitaristica':
    "anche nell'ipotesi in cui le piante soffrissero come noi animali, chi mangia solo vegetali danneggia meno individui di chi mangia anche animali":
    – attenzione a non cadere nella trappola dei 'saldi algebrici' (quella che tende chi ad esempio argomenta: "la quantità di habitat che le colture necessarie ad alimentare un mondo di 'vegani' sottrarrebbero alle specie selvatiche causerebbe più sofferenze alla universalità degli 'animali' rispetto all'allevamento attuale").
    Vera o falsa che sia questa affermazione (che ovviamente è pretestuosa, perché quale che sia il dato odierno, una volta acclarato il 'diritto di vivere per tutti gli animali', esso sarebbe perseguito in ogni campo dell'avanzamento tecnico. Ponendo quindi rimedio anche al problema 'consumo di terra') essa è inconferente rispetto al punto fondamentale: l'etica.
    E' fondamentale a mio avviso tenere il punto sul fatto che
    1- 'non uccidere' è azione diretta sempre etica; e sempre 'giusta'.
    2- 'non uccidere', operando nel contempo anche affinché ciò non generi conseguenze indirette sfavorevoli è una azione ulteriore. Indipendente dalla prima. E non 'sommabile algebricamente con la prima'.
    Penso quindi che il piano diretto e quello indiretto debbano sempre essere tenuti separati nel ragionamento (pur esistendo entrambi). Ciò per insegnare alle persone a ragionare correttamente.

  3. Parliamo del esempio del campo. E te ne faccio uno contrario che ti spiega perché non ha senso. Come non hanno senso tutte le altre argomentazioni che hai portato.
    Un vegano guida la macchina su una strada dritta, a sx un recinto pieno di cani a dx un recinto pieno di cani. Gli lanciano all’improvviso un vaso di piante davanti in mezzo alla strada. Il vegano che fa? Sterza sul recinto di cani investendone decine. E sai perché? Perché è un istinto naturale schivare. Lo fai ancora prima di capire ciò che è successo.
    Poi. L’esempio di quante piante mangiano gli animali per mettere su un kg, si ferma a un livello di pensiero molto basso. Perché non tiene conto di tante altre cose. Il primo e che se quel animale poi non lo macelli continuerà a mangiare piante per il resto della vita, e sono molte di più di quante ne abbia mangiare fino ad allora. Il secondo punto che non tiene conto è che per lo stesso fabbisogno calorico perso che ti avrebbe dato il maiale ucciso devi uccidere migliaia di piante a tua volta.
    Infine il problema non è una questione “anche tu” uccidi. Perché per vivere bisogna uccidere, è inevitabile. Ma è una questione di classificare gli esseri viventi come esseri viventi di serie A e esseri viventi di serie B. E questa cosa la fanno solo i vegani. Gli onnivori invece sono coerenti e per loro sono tutti cibo, non fanno distinzioni. Non sono razzisti come i vegani.

  4. La realtà è che si dovrebbe essere fruttariani, mangiando appunto frutta dolce e ortaggi, che le piante producono appunto per difendersi da eventuali predatori. La natura dovrebbe essere questa a mio avviso, anche perchè le piante per difendersi rilasciano fitotossine, senza parlare dei vari cereali o tuberi che in natura non sarebbero appetibili se non cucinati. Ma tantè.

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